Nicola Adobati
Cosa è successo il giorno dopo il diploma?
Il giorno dopo il diploma mi organizzai per partire per il Sud America, viaggio zaino in spalla con tappa in un orfanotrofio per vivere una realtà che avevo solo sfiorato anni prima in India. Alla fine mi fermai per 3 mesi insegnando teatro ai ragazzi della struttura e ancora oggi ringrazio quella esperienza perchè mi ha dato modo di guardare la mia professione e la maniera in cui viverla con occhi diversi.
Troppo spesso deleghiamo la nostra formazione e preparazione solo a seminari e workshop, incamminandoci verso una strada prestabilita, tra casting, agenzie, spettacoli (molto spesso noiosi e che non ci piace ne fare ne vedere) entrando nel loop della vita artistica di tutti quelli che ci hanno preceduto, in un girotondo o cane che si morde la coda che a dir si voglia.
Il fatto di partire subito verso una realtà come quella sudamericana, riscoprendo le relazioni e i rapporti umani, in un contesto emotivamente forte e facendo luce anche su un mio viaggio interiore e alla conoscenza di me stesso, mi ha permesso di vedere nuove strade di espressione e in cui la nostra arte può confluire, salvandomi probabilmente dal cammino standard che avevo in testa fino al giorno del diploma.
D’altronde come può una professione così fuori dagli schemi come la nostra, rientrare in un qualsiasi schema di percorso?
Cosa fai ora?
Negli anni sono riuscito a lavorare nel cinema, in tv e a teatro, su Rai, Amazon Prime e su Netflix.
Ma l’incontro che mi porto più nel cuore sono le estati a Roma con Gigi Proietti nel suo “Romeo e Giulietta” al Globe Theatre. Le settimane di prova, le repliche, le prime, le cene post spettacolo, la sua umanità, le sue risate e il suo essere sempre presente con gentilezza e rispetto. Un maestro a 360 gradi, di arte ed umanità. Il suo essere dietro le quinte alle mie scene dicendo sorridendomi: “Hai sentito che ridono, Nicò? T’avevo detto” e il suo farti sentire importante ed apprezzato è stato fondamentale per me, essendo il mio primo spettacolo teatrale in un contesto così importante.
Ho così tanti ricordi con lui, tanti begli aneddoti e tanti semplici momenti dove chiacchieravamo o ridevamo…
Un altro Maestro con cui ho avuto la fortuna di lavorare è stato Konchalovsky sul set del film del mio artista preferito, Michelangelo, “Il Peccato”. Un mostro sacro del cinema che in pochi giorni di set mi ha insegnato tanto.
Tante esperienze, tante soddisfazioni così come tante porte in faccia e lotte per la sopravvivenza.
Perciò penso che, alla fine, la domanda più importante in un lavoro così difficile e corsaro come il nostro sia, come disse Jim Carrey in Eternal Sunshine of The Spotless Mind : “Se cadesse un asteroide sulla Terra, sarei felice in questo momento?”.
C’è qualcosa che ti porti dietro dei tempi in cui eri un allievo?
Mi porto dietro la mia vita a Roma, le amicizie che durano ancora oggi, le mie lavatrici perennemente sbagliate, i supermercati chiusi all’uscita dalla Cometa, il mercato di Porta Portese per i vestiti di Cechov, le pause pranzo sempre troppo abbondanti in tempo e quantità secondo i docenti (ma qualche anno dopo avrei avuto il benestare da Proietti sul mangiare come parte più bella del teatro), il difficile periodo di Shakespeare in cui mi chiedevo se il teatro fosse la mia strada, il viaggio a Mosca e il Teatro d’Arte dove abbiamo recitato… e la fatidica frase che qualunque diplomato diceva ma era destino che nessuno la capisse fino all’uscita da scuola: “Divertitevi, quando lavorerete non avrete questa libertà”.