
Tre Sorelle al Centro Internazionale La Cometa
Si è concluso il secondo trimestre del secondo anno per gli studenti del triennio accademico del Centro Internazionale la Cometa.
Dopo il lavoro su Pirandello diretto da Alessio Bergamo, gli studenti hanno affrontato Tre sorelle di Antòn Cechov con il regista Pierpaolo Sepe.
La collaborazione di Pierpaolo Sepe con la scuola della Cometa dura da più di vent’anni ed è sempre molto utile nel processo di formazione di un giovane attore.
TRE SORELLE AL CENTRO INTERNAZIONALE LA COMETA
I sogni e il loro sfiorire , la speranza tenuta in vita a tutti i costi, la disperata ricerca di senso, di gioia, ed una realtà sempre crudele ad
opporsi come un’alba gelida e senza sole.
Volevo accompagnare 10 fantastici allievi e allieve al cospetto di uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, al cospetto dell’inventore del teatro contemporaneo.
Volevo capire come se la cavassero, questi splendidi giovani, a districarsi tra le maglie della complessità, nel dedalo più intricato e sottile, nella manifestazione più sofisticata e crudele di descrizione dell’umano, nella trappola di una drammaturgia che saltella senza posa dallo strazio più malinconico all’ironia più feroce e beffarda.
Volevo costringerli al pensiero, alla costruzione dell’interprete.
L’attore deve costruirsi in funzione del percepire del risuonare delle parole dentro di sé e di poco altro.
La guida che sono stato, una guida severa e arcigna, non ha mai imposto, semmai ha preteso un’altezza, un livello di ragionamento e di soluzione che potesse, almeno in parte, raggiungere l’autore nelle sue dissennate invettive contro il miserabile e fallito genere umano.
La pietà non esiste. E se esistesse non è utile. Meglio il disprezzo, la consapevolezza della miseria in cui ci rotoliamo.
Senza interprete non c’è verità che possa affermarsi.
Non si esegue nulla; si riscrive, si rilegge, si reinventa arbitrariamente la verità.
Questo è il nostro tempo ed è nostra precisa responsabilità raccontarlo e determinarlo.
E questi ragazzi e queste ragazze, terrorizzati dalla mia pretesa di farli passeggiare all’interno di uno dei testi più complicati e meravigliosi della storia del teatro, ce l’hanno fatta.
Il loro incedere fragile e insicuro, col tempo, si è trasformato in sapienza scenica.
Sono state tracciate traiettorie interpretative apprezzabili e adeguate.
Lo spettacolo viveva dei loro sguardi sicuri e coraggiosi, ed io sono fiero di loro e un pò anche di me.
C’è ancora una distanza da colmare.
C’è ancora un vuoto da riempire.
Ed è il preferire, il pretendere da sé poetica.
Ma arriverà anche quel giorno.
Ruberanno i nostri cuori e le nostre anime.
Saremo spettatori commossi delle loro creazioni, orgogliosi di aver in piccola parte contribuito alla nascita di nuovi artisti che rinnoveranno il teatro e renderanno questo mondo più bello.
Pierpaolo Sepe